Muretti a secco e recuperi paesistico-ambientali

I Muretti a secco proteggono l’ambiente ! La Foldtani srl, in collaborazione con Adeltra Scavi di Trambaiollo Tiziano (Via Visconta, Loc. Naresso di Besana Brianza -MB, tel 0362994409) si è impegnata a recuperare quest’antica arte, per migliorare l’ambiente, senza l’uso del cemento od altro artifizio umano.

[Fonte: Wikipedia ] Il muro a secco è stato il primo esempio di manufatto umano ed è presente in tutte le culture del pianeta. Rappresenta infatti il primo tentativo di modificare l’ambiente per ricavarne un qualsiasi uso; sia per costruire un riparo che per delimitare un luogo. È presente nelle costruzioni religiose, come nel caso degli altari costruiti dai patriarchi ebrei di cui si parla nella Bibbia, che nei nuraghes della Sardegna. Le mura delle città più antiche sono costruite con blocchi enormi incastrati a secco, come pure le Piramide a gradoni dell’America Latina. Gli antichi greci e poi i romani costruivano muri a secco, sia perché erano più economici sia perché più facili da costruire. Per questa ragione anche in Grecia e nei paesi balcanici si possono ancora trovare tali manufatti. I Celti utilizzavano, a protezione dei loro insediamenti, quella particolare costruzione di cui Cesare fu testimone durante la sua campagna gallica e a cui darà il nome di murus gallicus.
Il muro a secco può essere realizzato sostanzialmente in due tipologie:

Muro costruito con pietre grezze del posto selezionate di varia forma e dimensione.
Muro costruito con pietre semilavorate o lavorate di dimensioni notevoli anche di provenienza diversa dal luogo di costruzione.
La costruzione del muro comporta solitamente un approntamento della base su cui verrà costruito, anche mediante una traccia scavata, cercando di raggiungere lo strato più solido e compatto perché da esso dipende lNel muro con pietre grezze si pongono le stesse in modo da farne coincidere il più possibile i contorni correggendone il profilo eventualmente con pietre più piccole e riempiendone i vuoti tra l’una e l’altra. Dalla precisione di tale composizione, un vero e proprio mosaico o puzzle, dipenderà la durata e la solidità del muro stesso. Questo tipo di muro a secco caratterizza il paesaggio Ibleo, nel territorio etneo nei terrazzamenti collinari di coltivazione e in Puglia sempre per le delimitazioni delle proprietà.

La stessa tecnica viene usata in Irlanda, soprattutto nel nord del paese, per separare i poderi o, ai bordi delle strade, per evitare che le grosse greggi di ovini al pascolo possano accedere alle vie di comunicazione creando pericoli per il traffico stradale
a solidità del muro stesso.
Il secondo tipo di muro è invece caratteristico di costruzioni più impegnative e lo si riscontra per lo più nelle zone ricche di resti archeologici in quanto veniva usato per le piattaforme di base delle grandi costruzioni e per le mura difensive. Sulla funzione dei muretti a secco nelle terre agricole come sistema arcaico di “irrigazione”, grazie alla condensazione del vapore acqueo presente in atmosfera, si è cimentato il Geologo Camillo Reina (1928-1975)[1] il quale dimostra che la capacità del cumulo di pietre di arrestare il processo inverso di evaporazione che si verifica nel terreno aperto può determinare un continuo rifornimento di acqua alle radici della pianta arborea. In Puglia ad esempio, dove si concentra lo studio di Reina, terra notoriamente povera di acqua, si realizzano le condizioni per trarre vantaggio dall’umidità atmosferica a beneficio di alberi, a mezzo di muretti a secco
muro a secco
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